venerdì 25 dicembre 2009

Inciuci di Natale. Perchè a Natale siamo tutti più buoni

Il denaro non può comprare degli amici, ma può procurarti una classe migliore di nemici
(S. Milligan)

(Ri)comincia tutto il 30 Novembre: in un'intervista al Corriere della sera Enrico Letta, vicesegretario del PD e nipote di Gianni Letta, attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio (governo Berlusconi), considera “legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo”, chiarendo immediatamente che “certo, legittimo non vuol dire né opportuno né adeguato al comportamento di uno statista”. Sarà, ma le parole del dirigente PD suonano come un invito a nozze per Berlusconi ed i suoi accoliti, terrorizzati, in seguito alla bocciatura del lodo Alfano, dalla riapertura dei processi che vedono imputato il cavaliere (in primis il processo Mills, in cui il premier è accusato di corruzione, ed il processo “Mediaset”, in cui è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio) e dalla riapertura delle indagini sui mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993 (Roma, Milano, Firenze).
Infatti, dopo un'improvvisa e fugace impennata di stampo patriottico-resistenziale sottoscritta da Bersani e capitanata da Casini, che il 12 Dicembre, scudo crociato in pugno, esorta le opposizioni a compattarsi in un fronte democratico in caso di elezioni anticipate (dimenticando improvvisamente i 5 e passa anni di governo al fianco del Cavaliere), si ritorna a parlare di processo breve. L'occasione, o meglio il pretesto, è l'aggressione subita dal premier a Milano il 13 Dicembre, quasi che le guglie del modellino del Duomo, oltre che un po' di fard e di Botulino, avessero tolto, tutt'a un tratto, i numerosi scheletri che fino al giorno prima si supponevano aleggiare nell'armadio del premier. Mentre gli operai italiani si dividono tra quelli che pernottano sui tetti delle fabbriche e quelli che vengono sonoramente manganellati (chiedere agli operai sardi dell'Alcoa), Bersani, con un gesto più vicino all'opportunismo politico che alla sacrosanta solidarietà umana, si affretta a sincerarsi delle condizioni dell'aggredito, tanto da precipitarsi al suo capezzale (al 7° piano del S. Raffaele) il giorno immediatamente successivo ai fatti di piazza Duomo.
Rosy Bindi (PD) e Di Pietro (IDV), gli unici a precisare che la solidarietà umana al premier non può e non deve travalicare in vittimismo e che qualsiasi stretta repressiva in nome della lotta a quel clima di odio che Berlusconi ed i suoi alleati hanno contribuito più di tutti ad instaurare verrà respinta con fermezza, vengono immediatamente linciati dai falchi della maggioranza. Il fatto che il timido Napolitano e Fini (si, proprio lui: l'ex leader di AN), oltre al solito Di Pietro, siano gli unici a cercare di arginare gli sproloqui ed i deliri degli alfieri Berlusconiani nei giorni immediatamente successivi all'aggressione di piazza Duomo, la dice lunga sull'incapacità del PD di fare ciò che i suoi elettori gli chiedono: l'opposizione.
La maggioranza affida l'offensiva squadrista a due cani di razza: il piduista Cicchitto ed il ministro dell'interno Roberto Maroni.
Il primo (tessera P2 n°2232) accusa, tra gli altri, il “terrorista mediatico” Travaglio (almeno lui lo è solo “mediaticamente”, verrebbe da dire) e “quel mattinale delle procure che è Il fatto”, che ha come unico difetto quello di essere un giornale libero ed indipendente.
Il secondo, che in qualità di ministro dell'interno sta a capo della polizia di stato, è molto di più di un semplice omonimo di quel Roberto Maroni condannato definitivamente a 4 anni e 20 giorni di reclusione, poi commutata in sanzione pecuniaria, per resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale (avrebbe azzannato il polpaccio ad un poliziotto durante una perquisizione in una sede leghista nell'ambito dell'inchiesta sulla “Guardia Padana”): è proprio lui. Ebbene, l'ex capo del “Governo della Padania” (ben 5 legislature: 1992, 1994, 1996, 2001, 2006) ha minacciato di varare un decreto legge (ora solo “disegno di legge”) per oscurare quei siti, blog, ecc.. che incitano all'odio ed alla violenza, individuando, tra questi, i gruppi inneggianti a Massimo Tartaglia nati su Facebook. Delle due una: o il nostro Ministro è così ingenuo da credere che iscriversi ad un simile gruppo nell'ambito di un social network (atto comunque gretto e stupido) equivalga ad un'auto investitura da parte degli stessi iscritti ai ranghi di assassini, oppure mente sapendo di mentire. A voi la scelta su quele delle due ipotesi sia la peggiore.
Va detto che i due personaggi parlano con cognizione di causa: con quei curriculum, di sovversione se ne intendono sicuramente.
Il PD, al di là delle dichiarazioni di facciata, non muove un dito. Il che, di per sé, non sarebbe un male: solitamente i problemi sorgono quando il partito di via del Nazareno agisce. Per non smentire questa ormai celebre nomea, il 17 Dicembre il PD sguinzaglia un pezzo da novanta: Massimo D'Alema, il mago dell'errore, il mentore indiscusso dall'autolesionismo pidino.
Il 17 Dicembre, sullo stesso Corriere della sera che poco più di 3 settimane prima aveva ospitato le dichiarazioni di Letta, il lider Massimo rivela: “se per evitare il processo di Berlusconi devono bloccare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all'ordinamento ed alla sicurezza dei cittadini”. L'apparente buon senso delle dichiarazioni nasconde una sorta di pericolosa autorizzazione al ricatto e, cosa forse più grave, di legittimazione ad un uso personale e personalistico del parlamento da parte di Berlusconi e della coalizione che lo sorregge, quasi che la politica non fosse altro che un'asta al ribasso in cui si minaccia il peggio (per il paese) per ottenere il meno peggio (per il paese). Il 19 Dicembre D'Alema è ancora più esplicito: “certi inciuci farebbero bene al paese”. La tesi è davvero curiosa: secondo il deputato PD una “moratoria” di 18 mesi che sospenda il premier dai processi per ragioni di “legittimo impedimento” in attesa di una riforma costituzionale che, introducendo l'immunità per le più alte cariche dello stato (se non addirittura l'immunità parlamentare) salvi definitivamente Berlusconi dai processi, sarebbe un bene per il paese.
E il fronte democratico? E l'opposizione dei fatti? Spariti. Del resto la politica degli inciuci con cui il centro-sinistra è riuscito nel difficile compito di riesumare per due volte il Cavaliere affonda le proprie radici nel secolo scorso.
Nelle prossime puntate vedremo come e quanto questi 15 anni di inciuci abbiano fatto bene alla nostra democrazia.

Il carbone, dunque, lo porterà la befana.

Oggi, invece, è Natale.

E siamo tutti più buoni.

lunedì 21 dicembre 2009

Perchè un blog? Il mio punto di (s)vista

Nato a Milano il 7 Ottobre del 1987, possiedo un diploma di liceo scientifico ed una laurea triennale in Scienze Politiche. Frequento, presso la stessa facoltà, il primo anno del corso di laurea magistrale in "Comunicazione politica e sociale".
Grande sportivo ed appassionato di musica (suono,o almeno ci provo, la batteria), la mia attenzione-interesse riguardo al tema politico ed alle principali questioni sociali, economiche, di volta in volta al centro del dibattito pubblico, cresce in modo progressivo con il passare degli anni, portandomi a partecipare attivamente all'interno di alcune organizzazioni della “società civile”.
Credo nei valori democratici e ritengo fondamentale per la salute e per la solidità di una democrazia la vivacità della società civile e la presenza di una cittadinanza attiva, consapevole ed informata.
Il blog, oltre che un divertente esercizio giornalistico per il sottoscritto, vuole dunque essere un luogo di civile confronto democratico, un canale di comunicazione, uno strumento attraverso il quale un “cittadino comune” si riappropria (o almeno ci prova) di quegli spazi di partecipazione, di libera espressione e di pubblico dibattito sempre più limitati, elitari ed inaccessibili nell' Italia di oggi.
“Punti di (s)vista” vuole essere un blog di opinione che, sulla base di fatti e nella consapevolezza dell'irraggiungibilità di una oggettività assoluta, si proponga di trattare i vari avvenimenti politici, sociali, ecc.. da una diversa angolazione, da un diverso punto di vista, appunto, rispetto a quello proposto dai cosiddetti “media ufficiali” e che sia in grado di compensarne le (s)viste, esponendo e portando alla luce temi, fatti politici, sociali, ecc.. da questi, nella migliore delle ipotesi, ignorati.
D'altra parte, come ammonisce Montesquieu, “La tirannia di un principe in un'oligarchia, non è pericolosa per il bene pubblico quanto l'apatia di un cittadino in una democrazia”.
Dunque, attiviamoci.