venerdì 19 febbraio 2010

Tranquilli, va tutto male

Adoro i partiti politici: sono gli unici luoghi rimasti dove la gente non parla di politica
(O. Wilde)



11 Febbraio 2010. A 17 anni e 359 giorni dalla sua nascita, come ogni buon padre di famiglia, anche Milano festeggia la sopraggiunta maturità del figlio.
Il 17 Febbraio fu tale Mario Chiesa, socialista e presidente dell'ospizio “Pio Albergo Trivulzio”. Preso con le mani nella marmellata mentre intascava una tangente da 7 milioni di lire, cercò di disfarsi dell'altra tangente da 37 milioni di lire appena incassata gettandola nel water e tirando lo sciacquone. Fatalità volle che il gabinetto si intasò, scoperchiando, insieme al prevedibile e poco nobile contenuto, il più grande sistema di corruzione che la storia delle democrazie moderne ricordi.
Diciotto anni dopo è tale Camillo Milko Pennisi, consigliere comunale in quota Pdl e presidente della commissione urbanistica, ad intascare una mazzetta da 5 mila euro. La somma sarebbe la seconda tranche di una tangente da 10 mila euro versata da un imprenditore edile per sbloccare una pratica relativa alla costruzione di un palazzo nel quartiere Bovisa. Il tutto è avvenuto nei pressi Palazzo Marino, la sede del Comune della Milano in cui va tutto bene e se non va bene la colpa è dell'immigrato di turno, “da espellere casa per casa, piano per piano” (Matteo Salvini, Lega Nord), sull'onda del “ciapa el camel, la barcheta e te turnet a ca'”, rafrain di successo partorito dal genio raffinato di Piergianni Prosperini. Che, ironia della sorte, a casa non ci potrà tornare. O almeno per un po'.
L'assessore ai Giovani, allo Sport ed alla Promozione dell'Attività Turistica della regione guidata da Roberto Formigoni è infatti in carcere dal 16 Dicembre, con l'accusa di corruzione e turbativa d'asta. Secondo i pm, Prosperini avrebbe incassato una tangente da 230 mila euro su 5 conti correnti svizzeri a lui riconducibili nell'ambito dell'assegnazione di un appalto da 7,5 milioni di euro per la promozione televisiva del turismo in Lombardia.
Percorrendo la nostra sgangherata penisola le cose non migliorano.
A Bologna il sindaco pidino Flavio Delbono è costretto a dimettersi per via di alcuni viaggi di piacere (Messico, Santo Domingo e Capri le destinazioni) spacciati per missioni istituzionali (e dunque rimborsati con i soldi dei contribuenti), durante l'incarico di vicepresidente della regione Emilia Romagna. A denunciare il tutto, come nella migliore (o peggiore) delle sitcom, l'ex fidanzata Cinzia Cracchi, mossa, più che da un'improvviso slancio etico, dalla sete di vendetta per il declassamento a centralinista subito in seguito alla fine della relazione sentimentale con Delbono.
Il PD, preoccupato dall'infausta ipotesi che una mossa del genere possa aumentare i propri consensi e, non sia mai, possa far trasparire l'idea di un partito coeso intorno ad un'unica linea politica, salda e definita, , dopo il colpo al cerchio ne dà uno alla botte, candidando i pluri-imputati De Luca (in Campania) e Loiero (in Calabria).
Il primo, sindaco-sceriffo di Salerno dal '93 al 2001 e dal 2006 ad oggi, va in giro da giorni a vantarsi dei suoi due rinvii a giudizio (il primo per associazione a delinquere, truffa e corruzione, il secondo per truffa aggravata e falso). Il Robin Hood campano sostiene che la sua unica colpa sia quella di aver concesso la cassa integrazione a più di 200 dipendenti di una fabbrica. Il problema, secondo i Pm, è che la chiusura della fabbrica e le illegittime modifiche al piano urbanistico che trasformarono la “zona agricola” in “zona turistica”, furono il frutto di una speculazione attraverso la quale De Luca ed i suoi soci garantirono vantaggi illeciti a sé e ad altri. Basti pensare che Vincenzo Grieco, proprietario dei terreni in questione ed amico personale di De Luca, ricevette dalla Sea Park, la ditta incaricata di edificare il progetto sostitutivo (un parco acquatico, mai realizzato), 29 miliardi di lire in fondi neri. Al comune di Salerno andarono invece 22 milardi di lire in forma di oneri concessori non dovuti. Il buon De Luca, che oggi predica trasparenza e sbandiera sul proprio sito gli atti delle indagini che ne “alleggerirebbero” la posizione processuale, si dimentica di ricordare che nel 2006 il parlamento si affannò per impedire ai pm di utilizzare le intercettazioni telefoniche che lo riguardavano. O ancora di ricordare la condanna in primo grado a 4 mesi di reclusione e 12 mila euro di multa per sversamento di rifiuti in un sito di stoccaggio provvisorio ed abusivo da lui subita. Non ci si può dunque stupire del fatto che De Luca si dimentichi di ricordarci come il “vizietto” sia un fatto di famiglia: la moglie è sotto processo per falso ed abuso mentre il figlio è indagato per reati fiscali. Beata gioventù.
Agazio Loiero, il candidato PD alla regione Calabria, è stato appena rinviato a giudizio e rischia una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta “Why Not”, avviata da Luigi De Magistris nel 2006. Pochi mesi fa, Loiero aveva dichiarato che, in caso di rinvio a giudizio, non si sarebbe ricandidato. Anche nel PD calabro, dunque, la coerenza è di casa.
Completa la desolante panoramica dell'attuale sistema politico-istituzionale lo scandalo legato al sistema “gelatinoso” della Protezione Civile, che dimostra come, dal '92 ad oggi, le forme di pagamento e di ricompensa si siano decisamente evolute: dalle ormai superate banconote accartocciate, ai moderni festini, talvolta movimentati da qualche formidabile “massaggio anti-stress”. E' la riprova di come la carta si svaluti più in fretta della carne (femminile).
Marcello Dell'Utri, in una recente intervista, ha fotografato la situazione con l'abilità propria dei grandi procacciatori di stallieri, introducendo una nuova categoria professionale: il “politico per legittima difesa”.

Quando si dice lavorare per necessità.