Signor Presidente del Consiglio, Onorevole Silvio Berlusconi.
Nonostante la quantità e la gravità delle accuse che le sono state rivolte – prostituzione minorile e concussione – Lei non ha ritenuto i suoi concittadini (nonché, fino a prova contraria, suoi datori di lavoro) degni di una risposta sincera e leale.
Domenica e mercoledì scorsi, riproponende il triste genere del videomessaggio senza contraddittorio intriso della solita insopportabile, nauseante retorica, è scappato ancora una volta dalle Sue responsabilità e dall'obbligo politico-morale di far luce sulle molteplici ombre che avvolgono il suo più e meno recente passato. Confermando – una volta di più – il più volgare disprezzo per le istituzioni di quello stato che Lei dovrebbe rappresentare e la più infima considerazione per quei cittadini che Lei dice di amare.
Ha creduto di potersela cavare – e, magari, se la caverà ancora una volta – grazie al solito, surreale, monologo autocelebrativo, dimostrando la viltà di chi scappa dalle proprie responsabilità, la sfacciataggine di chi è consapevole del proprio esorbitante potere, la spregiudicatezza di chi non ha più nulla da perdere.
Quelle che seguono sono le semplici e puntuali obiezioni con le quali un sistema dell’informazione libero e indipendente L’avrebbe inchiodata alle Sue responsabilità smontando le giustificazioni pressappochiste contenute nel Suo videomessaggio, se solo i tentacoli del suo potere non ne avessero, da anni, neutralizzato buona parte dell’azione.
Questo lo sdegno spontaneo e genuino, razionale ed argomentato, con cui i cittadini L’avrebbero costretta a dimettersi, se solo i modelli (in)culturali vomitati da oltre vent’anni dal suo impero mediatico non ne avessero plasmato le menti e addormentato le coscienze.
Vediamolo, allora, questo sdegno. Punto per punto, minuto per minuto, fotogramma per fotogramma.
Minuto 0.30: I pm hanno dimostrato una “volontà chiaramente persecutoria nei miei confronti”: forse Lei dimentica chi in Italia vige il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Volontà persecutoria o meno, inoltre, il problema è di chi commette i reati più che di chi li persegue.
Minuto 1.16: “Ai Pm non è piaciuta nemmeno la decisione della Corte Costituzionale al punto che, il giorno successivo alla sentenza della Consulta, con una tempistica perfetta, hanno reso pubbliche le loro indagini”: la Sua iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta il 21 dicembre 2010 e Le è stata notificata il giorno dopo la sentenza della Consulta solamente per evitare di influenzarne le decisioni, cosa che, invece, Lei ha fatto periodicamente. Come in occasione dell'incontro che, a poche settimane dal pronunciamento della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, lei ebbe con i due giudici costituzionali Luigi Mazzella e Paolo Napolitano. Che, puntualmente, votarono a favore del Lodo.
Minuto 1.25: “E’ inaccettabile che, trascorsi 15 giorni, (i Pm) non abbiano mandato gli atti di queste indagini al Tribunale dei Ministri come prescrive la legge”: Presidente, il tribunale dei ministri giudica i reati commessi dai componenti del Consiglio dei Ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Impartire ordini alle forze di polizia non spetta al Presidente del Consiglio ma, semmai, al ministro dell’interno. Telefonare in questura e, tramite la menzogna, indurre i funzionari di polizia ad accorciare le pratiche previste per la sistemazione di una ladra minorenne senza documenti, per fortuna, non spetta a nessuno. Almeno per ora.
Minuto 2.1: “Il dirigente della Polizia che sarebbe stato concusso nega di esserlo mai stato e la persona minorenne nega di aver mai avuto avances né tantomeno rapporti sessuali”: entrambi possono avere buone ragioni per negare. Il primo per paura di possibili ritorsioni o per fuggire dalle proprie eventuali responsabilità (aver agito contro le procedure previste dalla legge). La seconda per preservare la propria onorabilità o, come emerge dalle intercettazioni, per giocare al rialzo con Lei nella partita del ricatto. Fino a 5 milioni di euro.
Minuto 2.40: “Quando posso cerco di aiutare chi ha bisogno”: Lei, con i suoi soldi – la provenienza di buona parte dei quali non ha mai voluto svelare, avvalendosi della facoltà di non rispondere di fronte ai magistrati – può fare ciò che vuole, purchè entro ai limiti della legge (che, in questo come in molti altri casi, sembrano essere stati travalicati). Ma almeno ci risparmi – lo faccia per il rispetto che si deve alle migliaia di persone che quell’aiuto meriterebbero per davvero – la solita barzelletta del filantropo premuroso. O vuole davvero far passare come pura casualità il fatto che le persone da Lei “aiutate” portassero tutte la 4° di reggiseno, superassero tutte il metro e ottanta e fossero tutte molto disinibite? Cornuti si, mazziati no, per favore.
Minuto 3.12: “Di persone ne ho aiutate a centinaia. Mai in cambio di qualcosa, se non della gratitudine, dell'amicizia e dell'affetto”: e i 420 milioni sborsati dalle casse Fininvest per comprare il giudice Vittorio Metta e con lui la sentenza che Le garantiva, fra le altre, la Mondadori, l’Espresso, Panorama e la Repubblica? E Massimo Berruti, ufficiale della Guardia di Finanza che chiuse un occhio sulle ispezioni alla Sua Edilnord e fu promosso a uomo Fininvest e, poi, a parlamentare del Suo partito? E i 21 miliardi di finanziamento illecito a Craxi per mantenere inatto il suo impero televisivo? E i 600mila euro all’avvocato Mills per indurlo a mentire in due processi contro di Lei? Erano tutti atti di carità verso persone bisognose?
Minuto 4.35: "Lele Mora ha svolto un eccellente lavoro a mediaset…sono orgoglioso di averlo aiutato”: il fatto che Lei sia orgoglioso di aver aiutato Lele Mora, personaggio che all’interno del suo repertorio, oltre a un busto di Mussolini che bacia “tutti i giorni”, vanta una condanna milionaria per evasione fiscale e una dichiarazione pendente per bancarotta, non depone certo a suo favore. D’altra parte “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, vero Presidente?
Minuto 6.20: “E’ contro la legge questa intromissione nella vita privata delle persone…quello che i cittadini di una libera democrazia fanno nelle mura domestiche riguarda solo loro.”: con questa affermazione Lei infama e minaccia le fondamenta del nostro già traballante stato di diritto. Ciò che fanno i cittadini tra le mura domestiche è perseguibile come tutti gli altri reati. Dispiacerà, fra gli altri, a stupratori, pedofili e assassini, ma rimane così. Per fortuna.
Minuto 7.45: “Non è un Paese libero quello in cui, quando si alza il telefono, non si è sicuri dell’inviolabilità delle proprie conversazioni”: no, signor Presidente. Ben vengano le intercettazioni per chi – a differenza sua e di buona parte della nostra classe dirigente – non ha nulla da nascondere. Ciò che non è accettabile in uno stato libero e – se mi consente – non è degno di un paese civile e democratico, è che Lei, Presidente del Consiglio, da più di 15 anni fugga davanti alla legge e davanti alle gravissime accuse che le vengono rivolte rivolte dalla magistratura attraverso un uso personale del parlamento, istituzione che Lei ha prima degradato, con leggi vergognose ed incostituzionali, e poi umiliato, riducendola – anche grazie all’invasione di riciclati e portaborse da Lei favorita – ad un semplice ingranaggio nella filiera della Sua impunità.
Minuto 8.20: " Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto”.
Ecco, Presidente: su questo punto mi trova assolutamente concorde.
Dunque, si dimetta.
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